Article publié dans le mensuel italien PleinAir de juillet / août 2006, traduit et adapté pour Méridiens éditions. En accord avec le responsable de l’édition française, j’ai apporté de légères modifications au contenu, consistant à insérer dans le corps du texte des informations tirées des fiches pratiques du dossier original, et à ajouter quelques éléments descriptifs (notamment sur Gaudí).
P.S. : Le chapô italien mentionne la création
inédite d’une structure
dédiée aux camping-cars, mais une année est passée entre la publication
de l’article original et sa version française. Cet élément n’étant plus
une nouveauté, il a été déplacé vers la fiche pratique.
In settembre
Barcellona si scatena nelle sfrenate celebrazioni
della
Mercé: una festa per scoprire fino in fondo (con l'aiuto di un
nuovissimo approdo per i camper) questa città di strepitosa e geniale
bellezza, che si esalta nelle incredibili architetture di Gaudí.
Dicono
che Barcellona sia una città in grado di soddisfare tutti gli stati
d'animo. Perennemente sospesa fra terra e mare, emana una sorta di
serenità mista a un velo di malinconia: c'è chi ritiene che sia
l'eterno conflitto tra i due opposti sentimenti catalani, il seny e la
rauxa, l'equilibrio nelle passioni e l'anelito di andare oltre i
limiti.La statua di Cristoforo Colombo scruta le onde del
Mediterraneo dalla
cima del Mirador de Colón, mentre il quartiere medioevale del Barrio
Gótico, cuore della città vecchia, è ancorato agli umori terreni dei
suoi vicoli. Quanto alla Sagrada Família, l'incompiuto capolavoro di
Antonio Gaudí continua a essere un cantiere a cielo aperto che nessuno
sa bene quando mai finirà, una sorta di testamento spirituale
dell'"architetto di Dio" che può essere interpretato come un paradigma
della città: meglio andare avanti con i lavori o lasciarlo com'era nel
1926, quando un incidente pose fine alla vita del maestro? A settembre
invece, durante i giorni della Mercé, un altro genere di architettura è
quella portata in scena dai funambolici castellers che si allenano
formando piramidi umane (una tecnica che forse trae origine dagli
assedi medioevali) nelle affascinanti stradine del Barrio Gótico. In un
groviglio di braccia, piedi e teste, decine di acrobati fanno le prove
generali sotto gli occhi dei passanti: i muscoli si tendono come corde,
grida di incitamento risuonano nell'aria, tutto dev'essere preparato a
puntino per il giorno campale quando a Plaça Sant Jaume, gremita di
folla, le piramidi umane raggiungeranno un'altezza di 10 metri.
L'ultima pedina della torre, di solito un bambino leggero e agilissimo,
arriverà quasi a fissare negli occhi le autorità affacciate al balcone
del palazzo delle Generalitat de Catalunya, sede del governo regionale. Ma i castellers non sono che uno degli incredibili spettacoli
rappresentati a Barcellona durante la Mercé, una manifestazione di
travolgente e caotica allegria che coinvolge l'intero centro storico
negli ultimi giorni d'estate. Sul palco davanti alla cattedrale si
esibiscono eterogenei gruppi musicali, mentre per le strade
scoppiettano i fuochi e le scintille del correfoc in cui stravaganti
marchingegni raffiguranti draghi, mostri e altre diavolerie vengono
trascinati tra fumi e lanci di petardi. Sfilano invece al ritmo delle
bande musicali i gegant i capgrossos, enormi statue di cartapesta che
raffigurano personaggi storici e mitologici. Concerti, mostre,
conferenze, balletti animano ogni angolo, dalle stradine più nascoste
del Barrio all'affollatissima rambla che va da Plaça de Catalunya al
Mirador de Colón, la via più celebre di Spagna su cui si affacciano
l'uno dopo l'altro bar, ristoranti, negozi, musei: un chilometro e
mezzo di teatro all'aperto lungo il quale si può assistere alle
esibizioni di giocolieri e saltimbanchi e soprattutto di incredibili
statue viventi, veri e propri artisti del genere che meriterebbero ben
più del modesto obolo gettato dal pubblico nel cappello. A scandire la
passeggiata tra la folla ci sono anche i caratteristici chioschi dei
fiorai (uno di essi aveva per cliente Alexander Fleming, l'inventore
della penicillina, al quale è dedicato anche uno dei giardini della
città) e dei venditori di uccelli che cantano nelle loro gabbiette di
ferro. Di ferro battuto è anche la scenografica entrata del
prospiciente
mercato ortofrutticolo della Boqueria, intriso di colori, voci e odori,
di fronte al quale c'è un grande mosaico colorato opera di Joan Miró,
con l'autografo dell'artista su una delle mattonelle. Al grande
surrealista è dedicata la splendida fondazione omonima, opera del suo
amico architetto Josep Lluís Sert, che fa il paio con l'altra grande
attrazione della città, il Museu Picasso, un appassionante viaggio alla
scoperta di capolavori quali L'onda, Ritratto della madre,
Scienza e
Carità. In tanta festosa confusione pare impossibile che certe strade
possano
essere vuote: e invece lo sono quelle dove avanzano in assetto di
guerra i fucileros, romanzeschi personaggi vestiti con pantaloni a
sbuffo e giacconi ottocenteschi, che girano armati di archibugi e
polvere da sparo. Chi li vede spuntare all'improvviso farà bene a
darsela a gambe o almeno a mettersi le mani sulle orecchie per non
farsi cogliere troppo di sorpresa dal frastuono delle fucilate: gli
allegri briganti, infatti, sparano in aria incuranti di chi si trova
nei paraggi. Si sentono invece solo il respiro del vento e il mormorio
della risacca sulla spiaggia di Platja del Bogatell, dove volano gli
aquiloni, mentre turisti e residenti approfittano del sole ancora caldo
per farsi una nuotatina davanti alla lunga striscia di sabbia tra
Platja de la Barceloneta e Platja de la Mar Bella. Al Port Vell, il
vecchio scalo portuale completamente rimodernato in occasione delle
Olimpiadi del 1992, si trova invece uno dei più grandi acquari
d'Europa, con pesci e mammiferi marini d'ogni parte del mondo (compreso
un gruppo di squali che nuota nel tunnel trasparente di osservazione);
proseguendo la passeggiata si arriva fino al Puerto Olímpico per veder
luccicare un altro genere di creatura, il gigantesco pesce in metallo
dorato opera di Frank Gehry, l'architetto del Guggenheim di Bilbao.
Ma è sempre lui, Gaudí, a regalare le emozioni più intense: i
suoi
tesori valgono da soli il viaggio a Barcellona. Nell'incredibile Parque
Güell, stravagante città-giardino che gli fu commissionata dal conte
Eusebi Güel nel 1906, si passeggia nel verde tra fantastiche sculture
policrome, la Fuente del Dragón, il Banc de Trenadis, la Sala Hipostila
con le sue 84 colonne che doveva essere un mercato e, non da ultimo, la
casa-museo dove il maestro dell'Art Nouveau trascorse i suoi ultimi
vent'anni. L'incompiuta Sagrada Família resta però il luogo migliore
per capire l'anima della città. Fra le altissime guglie, collegate da
vertiginose passerelle pedonali, i lavori continuano da decenni (si
dice che ci vorrà ancora mezzo secolo per portarli a termine) ma
procedono a rilento perché sono finanziati solo dalle offerte degli
estimatori, con il freno delle polemiche di chi vorrebbe lasciare tutto
com'era alla morte di Gaudí. Dopo la sua scomparsa la costruzione fu
portata avanti per qualche tempo, si interruppe a causa della guerra
civile e riprese solo nel 1952 sotto le direttive di un gruppo di
architetti, ma senza il progetto originale andato perduto nei
bombardamenti. La stessa vita del maestro, del resto, non seguì mai
un'evoluzione armonica: fu un susseguirsi di altalenanti esperienze,
proprio come la sua architettura sempre ostinatamente refrattaria
all'uso della linea retta. Alcuni esempi di questa concezione artistica
si possono osservare sul Passeig de Grácia, una sorta di museo a cielo
aperto dove si trovano alcune delle più grandi testimonianze
dell'architettura modernista della città. Al civico 35 c'è Casa Lleo
Morera di Lluís Domènech i Montaner, al 41 Casa Amatller di Puigh i
Cadafalch e al 43 Casa Batlló, uno dei progetti più celebri di Gaudí,
con i balconi rigonfi e il tetto a scaglie colorate. Altra opera somma
dell'artista è La Pedrera, al civico 92, con le stanze in cui abitò e
sul tetto i giganteschi camini attorcigliati, che sembrano giganti
d'altri mondi piovuti dal cielo. E' in questo scenario surreale, tra i
gatti randagi e le antenne della tv, che nelle calde serate estive si
tengono concerti al chiaro di luna: a meno di non volersi recare
all'incantevole Palau de la Música Catalana, il capolavoro modernista
di Domènech i Montaner con l'auditorium dal soffitto in vetro blu, i
mosaici policromi e le spettacolari decorazioni. Altre sono le
suggestioni del Laberint d'Horta, uno splendido giardino creato nel
1791 dal marchese Desvalls con la collaborazione dell'architetto
genovese Domenico Bagutti: fra le meraviglie celate al suo interno
troviamo una statua in marmo raffigurante Eros, posta al centro di
questo intricato labirinto vegetale dove è facile perdere
l'orientamento in mezzo a sculture malinconiche, tempietti e piccoli
stagni. Al ritorno avrete tutto il tempo di arrivare dietro il Palau
Nacional de Montjuïc per assistere al fantasmagorico spettacolo di
luci, suoni e colori che chiude la festa della Mercé, quando una folla
cosmopolita si mette col naso all'insù per ammirare i fuochi
pirotecnici che fanno risplendere i tetti di Barcellona. PleinAir 408/9
– luglio/agosto 2006 En
septembre, durant les fêtes de la Mercè, Barcelone exulte et tout le
centre ville s’emplit de bruits et de spectacles ; c’est l’occasion de
découvrir une ville éclatante de vie, des plages de la Barceloneta aux
créations ébouriffantes de l’architecte Gaudí On dit de Barcelone qu’elle s’accorde à tous les états d’âme.
Perpétuellement suspendue entre terre et mer, il émane d’elle une sorte
de sérénité teintée d’un voile de mélancolie ; peut-être est-ce
l’expression de l’éternel conflit entre deux sentiments proprement
catalans, le seny et la rauxa : la maîtrise des passions, et la passion
pour l’impromptu. La statue de Christophe Colomb scrute les ondes de la
Méditerranée du haut du Mirador de Colón, tandis que le quartier
médiéval du Barri Gòtic, cœur de la vieille ville, semble déjà oublier
la mer dans le labyrinthe de ses ruelles. Quant à la Sagrada Familia,
chef-d’œuvre inachevé d’Antonio Gaudí, c’est toujours un chantier à
ciel ouvert dont personne ne sait quand il se finira ni même s’il se
finira un jour. Lorsque celui qu’on surnommait déjà « l’architecte de
Dieu » meurt renversé par un tramway, il laisse à la ville un étrange
testament spirituel, un dilemme qui aujourd’hui encore est loin d’être
tranché : faut-il achever l’édifice où le laisser tel qu’il était en
1926, à la mort du maître ? En septembre, pendant la fête de la Mercè, c’est un autre type
d’architecture que forment les castellers, des funambules qui
s’entraînent à échafauder des pyramides humaines (une technique qui fut
sans doute mise au point au Moyen Âge lors des états de siège) dans les
ruelles du Barri Gòtic. Dans un enchevêtrement de bras, de pieds et de
têtes, des dizaines d’acrobates font les dernières mises au point sous
le regard ébahi des passants : les muscles se tendent comme des câbles,
des cris d’encouragement fusent un peu partout. Tout doit être
minutieusement préparé pour le grand jour, quand la Plaça Sant Jaume,
pleine à craquer, verra s’élever des pyramides humaines jusqu’à dix
mètres de hauteur. Au faîte de la tour, un enfant léger et très agile
pourra regarder droit dans les yeux les officiels installés au balcon
du palais de la Generalitat de Catalunya, siège du gouvernement
régional. Mais les castellers ne sont qu’un des spectacles parmi tant
d’autres de la fête de la Mercè, une manifestation chaotique et joyeuse
qui s’empare de tout le centre-ville durant les derniers jours d’été.
Des groupes de musique de tout style se produisent sur une grande scène
placée devant la cathédrale ; dans les rues, une foule de jeunes
(habillés en conséquence) se lance dans le Correfoc, une furieuse
course au feu qui consiste à jeter des flammes et des pétards de gros
calibre sur des diables, des dragons et autres monstres improbables
crachant le feu, tout juste libérés de la Porta de l’Infern. Plus
placides, les gegants i capgrossos, d’énormes statues de papier mâché
représentant des personnages historiques ou mythologiques, défilent au
rythme des fanfares. Concerts, parades, conférences et danses animent chaque recoin
de la ville, des venelles les plus reculées du Barri, à la célèbrissime
rambla qui relie la Plaça de Catalunya au Mirador de Colón. Le
boulevard le plus célèbre d’Espagne, où se succèdent des dizaines de
bars, restaurants, boutiques et musées devient une immense scène de
théâtre de rue peuplée de jongleurs, de saltimbanques, et surtout
d’incroyables statues vivantes mimées par de grands artistes du genre
qui mériteraient bien plus qu’une simple obole jetée dans un chapeau.
Parmi la foule, on parvient quand même à entrevoir les kiosques
caractéristiques des fleuristes et des oiseleurs, qui jalonnent la
rambla en toute saison. En remontant sur la gauche, on arrive devant la spectaculaire
entrée du marché de la Boqueria, où l’on trouve de tout, dans une
débauche de couleurs, d’odeurs et de cris… en face de ces halles en fer
battu trône une grande mosaïque signé Joan Miró, auquel la ville a
consacré un splendide musée (Fundacio Joan Miró), œuvre de son ami
architecte Josep Lluís Sert. Autre incontournable, le Museu Picasso met
l’accent sur les années de formation tout en présentant suffisamment
d’œuvres des périodes suivantes pour embrasser toutes les facettes du
génie de l’artiste. L’effervescence est telle, partout, qu’on est surpris de
trouver des ruelles désertes. Mais la trêve ne dure pas longtemps. Dans
ces rues patrouillent les fucileros, personnages picaresques en
pantalons bouffants et bonnets rouges, armés d’arquebuse et de poudre à
canon. Si vous les voyez surgir à l’improviste, fuyez ou bouchez-vous
bien les oreilles car ces joyeux brigands s’amusent à tirer en l’air
sans se soucier des passants, et le bruit de la détonation est
assourdissant ! Sur la Platja del Bogatell, on n’entend que le murmure du
ressac et le souffle du vent dans les cerfs-volants ; touristes et
résidents profitent des derniers jours de chaleur pour se baigner et
lézarder sur la longue bande de sable qui s’étend de la Platja de la
Barceloneta à la Platja de la Mar Bella. Au Port Vell, l’ancien
débarcadère qui fut entièrement réaménagé à l’occasion des olympiades
de 1992, s’élève un des plus grands aquariums d’Europe, avec des
poissons et mammifères marins de toutes les régions du monde (le grand
tunnel transparent où nage une bande de requins est très impressionnant
!). En continuant sur la promenade on arrive au Puerto Olímpico, où
scintille un énorme poisson en métal doré signé Frank Gehry,
l’architecte du musée Guggenheim de Bilbao. Les incroyables créations de Gaudí valent à elles seules un
voyage à Barcelone, c’est lui qui nous fait vivre les plus fortes
émotions. Dans le Parque Güell, une extravagante cité-jardin (également
inachevée) commandée en 1906 par le comte Eusebi Güell, l’artiste a pu
donner libre cours à sa passion pour les formes naturelles, intégrant
dans un parc paysager de fantastiques sculptures polychromes et
d’étranges édifices : la Fuente del Dragón, il Banc de Trenadis, la
Sala Hipostila, véritable forêt souterraine de 84 colonnes en pierre
(prévue pour être un marché couvert), sans oublier la maison musée où
le maître du modernisme passa ses vingt dernières années. La Sagrada
Familia reste incontestablement le meilleur endroit pour saisir l’âme
de la ville. Entre ses hautes flèches en dent de scie reliées par des
passerelles vertigineuses, les travaux continuent, mais selon un
calendrier de construction médiévale. Le chantier a commencé il y a
plusieurs dizaines d’années et on dit qu’il faudra encore un
demi-siècle pour le terminer ! Aux problèmes financiers (le financement
est privé) s’ajoutent les polémiques : en l’absence de plans détaillés,
certains auraient voulu laisser la cathédrale inachevée, d’autres
estiment que les techniques et les matériaux employés aujourd’hui, du
béton à la place de la pierre, dénaturent le projet de l’artiste. Après
sa disparition, on ajouta trois tours à l’édifice mais les travaux
furent bientôt interrompus par la guerre civile ; ils ne reprirent
qu’en 1952, sous la direction d’un groupe d’architecte résolus à
concrétiser l’extraordinaire vision de Gaudí, mais sans les maquettes
et les plans originaux, détruits lors des bombardements. Du reste,
l’artiste catalan a toujours été farouchement réfractaire à la ligne
droite, comme en témoigne sa vie, tourmentée, et sa conception de
l’architecture et de la décoration où prédominent les lignes souples et
sinueuses, les motifs d’inspiration végétale et minérales. A l’instar
de Gaudí, d’autres modernistas expérimentent de nouvelles formes
d’expression, créant un mouvement architectural qui va totalement
métamorphoser Barcelone en l’espace de 40 ans, entre les années 1880 et
1910. Véritable musée à ciel ouvert, le boulevard de Passeig de Gracia
rassemble les plus beaux édifices modernistes de la ville : la Casa
Lleo Morera de Lluís Domènech i Montaner au numéro 35, la Casa Amatller
de Puigh i Cadafalch au 41 et la Casa Batlló de Gaudí, célèbre pour ses
balcons ventrus et son toit d’écailles multicolores, au 43. Autre
grande réalisation de l’artiste, la casa Milà, au numéro 92, surnommée
la Pedrera (la carrière) pour sa façade grise évoquant une falaise
érodée par les flots. Vous pouvez en visiter les appartements, tous
dessinés et décorés par Gaudí et ses collaborateurs (il n’y a pas un
mur rectiligne !) et monter jusqu’au toit-terrasse, hérissé de grandes
cheminées torsadées qui semblent des géants d’un autre monde tombés du
ciel. Pendant les chaudes soirées d’été, des concerts sont organisés
dans ce cadre surréel, entre chats errants et antennes de télé, mais si
vous préférez les vraies salles de concert, allez au Palau de la Música
Catalana, le chef-d’œuvre moderniste de Domènech i Montaner, pour y
admirer l’auditorium et son immense verrière de vitraux où dominent le
bleu et l’or. L’inspiration est plus classique et l’atmosphère plus
intime dans le Laberint d’Horta, un superbe jardin créé en 1791 par le
marquis Desvalls et l’architecte Domenico Bagutti. Une statue d’Eros
placée au centre du parc invite les promeneurs à se perdre parmi les
étangs, les petits temples et les sculptures mélancoliques d’un
labyrinthe végétal. De là, vous aurez tout le temps d’arriver derrière
le Palau Nacional de la colline de Montjuïc pour assister au prodigieux
spectacle son et lumière qui clôture la fête de la Mercè, quand une
foule cosmopolite, les yeux au ciel, contemple les feux d’artifice qui
illuminent les toits de Barcelone.
L'incompiuta meraviglia
Le chef-d’œuvre inachevé